C'è differenza fra l’olio “democratico” e quello di alta qualità

E’ uno dei punti cardine dal quale partire per fornire una corretta informazione sulla reale qualità di un olio extravergine. Spesso mi chiedono quale sia la differenza fra gli oli che troviamo sullo scaffale a basso prezzo e gli oli che invece hanno un prezzo maggiore, a volte addirittura più del doppio. Negli anni ho acquisito una buona conoscenza del mondo dell’olio, informandomi, leggendo, partecipando con amore e passione e questo mi ha portato a rispettare con coscienza il prodotto olio da olive. Dentro ogni goccia di olio ricavato dalle olive, a prescindere dalla qualità, c’è il lavoro e il sacrificio dell’olivicoltore. A non considerare questoo aspetto si compie un grave errore, una grave mancanza.

Non mi scandalizzo più degli oli democratici che trovo a basso prezzo sullo scaffale, sono oli estratti unicamente dalle olive, genuini, che hanno una loro storia, un loro perché. Tuttavia, quando sono sottocosto e sono svenduti non andrebbero acquistati prima di tutto per una questione morale ed etica. L’olio cosiddetto “democratico” appartiene ad un processo che si è avviato alla metà dell’800, prima aveva un impego alimentare molto limitato e veniva utilizzato soprattutto per l’illuminazione, era un prodotto di grande pregio e non era accessibile a tutte le classi sociali. I miei nonni ad esempio, pur producendolo, lo riservavano alla sola domenica o a determinate occasioni. C’erano persone, che finite le operazioni di raccolta chiedevano: putimmu venì ‘atturnà ll’acino? (possiamo venire a raccogliere gli acini?). Si riferivano alle poche drupe che erano rimaste a terra negli oliveti, erano le persone meno fortunate – che non avendo la possibilità – chiedevano il permesso di poter raccogliere gli ultimi acini da terra con i quali estrarre un po’ d’olio per la propria famiglia. Era senza dubbio olio di bassa qualità, forse lampante, olio che oggi non sarebbe nemmeno commestibile.

Oggi invece l’olio è diventato appunto, democratico, disponibile per tutti, per tutte le classi sociali e addirittura tutti possono consumare quello extravergine di oliva. Vi consiglio di leggere un libro a tale proposito: Libero Olio in Libero Stato, di Luigi Caricato.

L’olio è democratico perché accessibile e disponibile per tutti, anche quello extravergine di oliva, ma vanno fatte le dovute osservazioni. E tutto sta sul prezzo e sulle caratteristiche nutrizionali ovvero i benefici che un olio di oliva può trasmettere a chi lo consuma. E’ l’effettiva qualità dei diversi oli extravergini che troviamo sugli scaffali degli ipermercati, c’è differenza, è innegabile. L’Università di Napoli ha condotto uno studio il cui obiettivo era quello di valutare gli extravergini del mercato italiano in termini di composizione in acidi grassi, composti fenolici, attività antiossidanti ecc. E’ risultato che i blend industriali (miscele di extravergini dell’unione europea) erano meno ricchi di composti fenolici e polifenoli e su 32 campioni analizzati solo 3 avevano un contenuto in sostanze fenoliche superiore a 250 ppm. Si sono differenziati gli extravergini italiani e a marchio DOP, che avevano un contenuto di composti fenolici e polifenoli molto più elevato e quindi dal punto di vista nutrizionale più salutari. Questo e non solo, giustifica in parte anche la differenza di prezzo che spesso ritroviamo sullo scaffale tra i diversi oli.

Ora, gli oli extravergini con caratteristiche nutrizionali importanti (composti fenolici e sostanze antiossidanti elevate) costano quasi sempre molto di più ed hanno certamente un valore superiore a quelli che troviamo a basso prezzo, quindi dovremmo tutti consumare questo tipo di extravergine. Ma tutti possono permettersi di acquistarlo? E’ davvero accessibile a tutti? E’ democratico?

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