Il Matese, le eccellenze e l'olivicoltura che non decolla. Perché?

L’impegno è di tutti e tutti “sembra” che si impegnano: enti, associazioni, professionisti, produttori, perfino i consumatori. Si festeggia l’olio, si fanno sagre, eventi, si parla e si riparla, tutti ne sanno più dell’altro, tutti che propongono una soluzione, sanno tutto del mondo oleario, si discute. Ma poi?

L’olivicoltura del Matese, anche se vanta una storia millenaria, stenta a decollare, anzi muore. E questo è strano: ma vi siete mai chiesti perché? Si ha l’impressione che dell’olio del Matese non interessa a nessuno e la sensazione che l’olivicoltura non sia un valido rimedio, quindi le risorse economiche sono destinate alla valorizzazione dell’aria fritta. Com’è possibile che in un territorio ricco come quello del Matese non ci sia almeno una produzione tipica di eccellenza valorizzata come DOP, IGP o altro marchio di qualità che ne dia risalto e la differenzi dalle altre produzioni? Eppure abbiamo una cultura invidiabile, millenaria, delle produzioni uniche, storie da ascoltare da farti stare incollato sulla sedia con gli occhi spalancati difronte ad un anziano che ne racconta una parte. Com’è possibile che quando si parla di cultura del territorio, di cultura di un prodotto, l’interesse è sempre troppo poco? A partire dalle scuole, sempre grandi assenti ingiustificate (tranne qualche piccola eccezione), a finire ai giovani, sempre presi ad usare in maniera bizzarra e ipocrita i soliti social network.

L’olivicoltura del Matese, come le altre eccellenze, non decolla perché a nessuno interessa comunicarla in maniera propulsiva e positiva, nemmeno agli stessi olivicoltori e agricoltori che aimè sono rimasti indietro coi tempi ed oggi soffrono la competizione di chi è stato più lungimirante. Per non parlare di chi doveva stare a supporto dell’agricoltura per farla crescere e tenerla al passo coi tempi, di chi doveva aiutare gli agricoltori ad andare avanti, a crescere, ad essere competitivi, di chi doveva mantenere vive e inalterate le tradizioni popolari e la cultura della gente, di chi doveva comunicare tutto questo! Enti preposti e associazioni dove sono! E soprattutto: dove sono stati fino ad oggi! La colpa è di tutti se oggi un pecoraio del Matese non riesce a vivere senza i contributi a pioggia erogati dalla Comunità Europea e se un olivicoltore non sa cosa significa coltivare un ulivo e curarlo, potarlo con criterio, produrre un extravergine di qualità, farsi marketing, usare strumenti informatici e commercializzare all’estero. L’annata olivicola 2014 ne è stata la prova: tutti gli olivicoltori l’hanno subita in pieno e nessuno è riuscito a gestire la mosca dell’olivo, conosciuta da più di un secolo. Com’è possibile?

Tuttavia ci sono grandi produttori e grandi extravergini nel Matese, pochi imprenditori che da soli sono riusciti con impegno a mostrare le peculiarità di un territorio ancora non ancora contaminato dall’uomo ed ancora espressione di vita semplice. Basterebbe comunicare meglio la nostra storia e la nostra cultura, per capire chi siamo e da dove veniamo e far capire agli altri dove potremmo arrivare.

IL MATESE DELL’OLIO – LE ORIGINI
La storia millenaria della coltivazione dell’ulivo a Piedimonte Matese, in linea generale, è legata a diversi fattori sia pedoclimatici sia a fattori di natura sociale, economica, politica e geografica del territorio. La naturale disposizione delle montagne e la fertilità del suolo hanno certamente contribuito allo sviluppo dell’ulivo che, però, ha alternato momenti di gran diffusione, ai quali hanno fatto seguito lunghi periodi di decadenza. Notizie storiche certe e documentate sulla coltivazione dell’ulivo nelle zone collinari e pedemontane si hanno già dai tempi dei Sanniti, l’antico e fiero popolo che combatté strenuamente l’espansionismo dei Romani, i quali praticavano una coltivazione agraria con un sistema arcaico ma sufficiente per i fabbisogni della popolazione, nei tratti più fertili delle vallate del territorio occidentale.  Alcuni autori romani, tra cui Tito Livio, parlano della fecondità delle colline di “Allifae” e delle sue magnifiche olive. Una ricetta molto apprezzata dagli abitanti d’Alife romana e riportata da Cazio, filosofo epicureo vissuto poco prima della nascita di Cristo (45 a.C.), che lodava una salsa per cucinare gli arrosti, era rappresentata da una pietanza cucinata con piccoli gamberi di fiume arrostiti insieme a delle lumache cotte in lattuga e condita con olio d’olivo di fresca spremuta. Il piatto era ulteriormente arricchito con un contorno di prosciutto e salsicce.

IL MATESE DELL’OLIO – UNA CURIOSITÀ
Era usanza nei frantoi provare o meglio assaporare le qualità organolettiche dell’olio prodotto, preparando un gustoso piatto, vale a dire “il caurello”. Il procedimento era alquanto semplice: si divideva a metà una pagnotta di pane e, con una pala di legno, s’infornava per un veloce abbrustolimento. Poi era versata dell’acqua calda e quindi calate nell’olio appena estratto dalla pressa. Quindi si condiva il tutto con aglio sminuzzato, acciughe sott’olio e limone spremuto e nuovamente messa in fornace, con la “panara” di legno.  Il capo operaio, fattone assaggio, era in grado di stabilire, senza mai sbagliare, le proprietà dell’olio o i suoi eventuali difetti. Il tutto, naturalmente, era accompagnato da un buon bicchiere di vino “pallagrello”, prodotto dagli operai che lavoravano nel frantoio, i quali provenivano dalle contrade di Monticelli e S. Lucia, luoghi notoriamente produttori di questo pregiato vino.

1 commento:

  1. "Basterebbe comunicare meglio la nostra storia e la nostra cultura, per capire chi siamo e da dove veniamo e far capire agli altri dove potremmo arrivare."
    Andatelo a dire a chi per anni si è riempito la bocca con mille parole "al vento" e a chi è andato anche all'estero "in vacanza" dicendo che andavano a portare in mostra i nostri prodotti...
    Andatelo a dire a chi ha gestito milioni di euro in progetti di promozione turistica e di valorizzazione del territorio, negli ultimi anni, sprecandoli evidentemente in modo inefficace.. i bla, bla, bla, continuati imperterriti e sfacciatamente, testimoniano la totale e indiscutibile INCOMPETENZA dell'intera classe dirigente matesina. Nessuno escluso!

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