La trasgressione nelle gastronomie

Cari amici,
qualche giorno fa leggevo sul Corriere del Mezzogiorno un articolo, del giornalista Nazareno Dinoi, riguardante il caso accaduto al noto imprenditore del vino "Primitivo di Manduria" Gregory Perrucci, il quale recandosi in una trattoria del suo paese (Taranto) - peraltro con un imprenditore americano - ha notato che all'interno di una sua bottiglia c'era un vino diverso.

Il titolare delle "Cantine Racemi" - alla richiesta di spiegazioni - si è sentito rispondere dal titolare della trattoria che in effetti si trattava di vino sfuso di sua produzione rabboccato nella sua bottiglia, che è una pratica che adotta sempre e che in questo modo gli fa anche pubblicità.

Ma ci rendiamo conto della gravità della cosa?


E' accaduto con un eccellente vino, il "Racemi", ma accade ancora più spesso con i migliori oli di oliva. Il rabbocco è una pratica adottata da molti ristoratori, è una indegna trasgressione che conosciamo tutti, soprattutto chi non provvede a disporre dure sanzioni. I produttori, oltre a subire un danno economico, subiscono un danno alla propria immagine ma soprattutto possono subire conseguenze più gravi a seguito magari di un controllo degli organi preposti sulla qualità del prodotto presente nella bottiglia, attribuendo il prodotto al vero produttore e non al ristoratore che ha rabboccato illegalmente...

Insomma, è il momento di dire basta!

Ma l'etica professionale dov'è?

Qualcuno pensa che sia buona abitudine farsi "stappare" la bottiglia al tavolo e accertarsi che la stessa sia munita di capsula copritappo, in questo modo la frode è evitata. Innanzitutto credo che con l'olio sia un po difficile, dal momento che nessuno potrà mai finire una bottiglia di olio al tavolo, a meno che non sia da 10 cl. Personalmente credo che tutto si possa frodare, volendo.

In una gastronomia io ci vado con lo spirito dell’amicizia, del rispetto, con la voglia di scambiare due chiacchiere, e non mi piacerebbe affatto iniziare già con il senso di sfiducia verso il titolare costringendolo magari a farmi aprire la bottiglia di vino o di olio al tavolo per la paura di essere frodato. Sarebbe bello invece che tutti i ristoratori ritornassero ad avere quella educazione, quell’amore e quel rispetto che oramai abbiamo dimenticato. E lasciatemi dire che non vale solo per le gastronomie. L’Italia va a rotoli non per la crisi, certo stiamo vivendo un momento difficile, ma soprattutto perché sono venuti a mancare questi importanti valori di vita.

ITALIA: primo importatore mondiale di olio


Lo denuncia una indagine di Coldiretti, Symbola ed Unaprol nel 2012. L'Italia acquista olio per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e il 7% dalla Tunisia.
E' molto meno costoso e più redditizio trasformare anzichè raccogliere le olive con passione dagli oliveti e spremerle per ottenere l'extravergine...che pensiamo di acquistare poi nei supermarket!
Dal libro "CIBO CRIMINALE" si legge testualmente: "nel Marzo 2011 la Guardia di Finanza ha sequestrato 53.000 litri di olio proveniente da Valencia con destinazione Puglia, ma i documenti di viaggio testimoniavano un altro percorso: le false fatture che venivano sostituite al momento dello sbarco del prodotto, indicavano olio acquistato da una ditta di Andria e rivenduto a un produttore di Spoleto. Tutto falso, perchè non solo la società pugliese era inesistente, ma l'olio spagnolo lavorato in Umbria veniva rivenduto come made in Italy all'estero".
Ho voluto citare solo questa frase perchè tanto il resto lo sappiamo o lo possiamo facilmente immaginare. 
Trasformazione, deodorazione, manipolazioni varie, profumazioni e miscele. Mangiamo l'olio delle nostre piccole aziende, olivicoltori che ancora con tanta passione e tanto impegno producono le eccellenze dei territori. Extravergini di qualità, che conosciamo da tanto tempo, che garantiscono la qualità di un alimento completo quale  il vero olio extravergine di oliva.

Il paradosso, come sempre, è nelle normative.

L'Unione Europea infatti consente di commercializzare olio con marchi nazionali e con produzioni di origine comunitaria, basta che sia indicato in etichetta la denominazione "olio comunitario".
La UE in poche parole dice che si può commercializzare un bene (molto spesso di bassa qualità) come italiano e lucrare quindi ai danni dei produttori onesti e dei consumatori. Si, perchè immaginate che in Spagna un chilo d'olio di ottima qualità costa solo 50 centesimi e gli importatori italiani lo rivendono cinque o sei volte tanto. Non parliamo della Tunisia, dove per ottenere un chilo d'olio bastano 10 centesimi...

Olio di semi di soia geneticamente modificato, importato dagli USA, trasformato in olio d'oliva con l'aggiunta di qualche goccia di clorofilla per colorarlo e betacarotene per adulterare il sapore. Quanto ce n'è di questo prodotto in giro? Non lo sapremo mai. E allora? E allora torniamo dal nostro olivicoltore, cogliamo l'occasione per visitare l'azienda, per degustare il suo prodotto, per conoscere la storia e la cultura del territorio. Acquisteremo un olio di qualità, sicuro e salutare! Fatto con le olive...

Che ne pensate?

"Cibo Criminale" tutte le truffe della malavita servite sulla nostra tavola


Quest'anno in vacanza ho scelto di leggere questo libro, cose che fondamentalmente immagini di sapere ma che in realtà non sai per niente. O meglio, sai così poco di quello che è realmente, che è come se non sapessi nulla. 
Io sono sconcertato. Penso che non ci sia più alcun rimedio, se non quello di tornare al dopoguerra, quando ognuno si produceva i pochi viveri nel suo pezzetto di terra e (forse) sapeva cosa mangiava.
Mi piacerebbe pensare che quello che c’è scritto in questo libro fosse tutto, che non ci fosse altro da aggiungere, in modo da mettersi l’anima in pace e dire: ok, questi sono gli errori da correggere? Mettiamoci sotto e correggiamo tutto! Ma so che non è così. E’ un mondo, quello agroalimentare, che ormai vive di mafie e corruzioni – fa acqua dappertutto e non troverà mai fine. Questo è quello che penso.

Cibo Criminale è un libro che tutti devono leggere, per comprendere che ognuno di noi ha un diritto civico e morale che deve essere rispettato.
Ognuno di noi ha un’arma, che insieme alla cultura e alla giusta informazione, è infallibile. E’ l’arma del poter scegliere: cosa mangiare, cosa bere, quando, perché, come, chi, dove…
Usiamola!


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