Il Matese, una terra che decolla grazie ai piccoli progetti partiti dal nulla


Stiamo assistendo ad un cambiamento, nonostante le difficoltà il Matese continua a riscattarsi. E’ una riflessione che facevo mentre ascoltavo Antonietta Melillo parlare della sua esperienza di coltivazione e recupero della Cipolla Alifana a “Geo”, trasmissione televisiva su Rai 3, proprio ieri pomeriggio. Il Matese si sta riscattando grazie a tante persone come lei che in maniera del tutto autonoma hanno fatto ricerca scegliendo di valorizzare le produzioni locali, di ridare vita alla terra esportando ciò che hanno costruito da soli e presentando il territorio dell’alto casertano al mondo. Sono tutte piccole realtà fatte di persone che hanno rimboccato le maniche e con entusiasmo stanno portando avanti il loro piccolo grande progetto per il territorio, senza aiuti e senza particolari guide, coadiuvati talvolta solo da chi come loro ci crede. Penso per esempio a Franco Pepe, che non solo ha valorizzato il centro storico di Caiazzo, ma ha creato una rete di aziende che forniscono i prodotti di qualità del territorio che lui valorizza attraverso l’arte della pizza. E’ stupendo, semplice, segno che aiutandosi vicendevolmente si può. Senza troppi fronzoli.

Il Matese è un territorio fantastico, ricco di borghi straordinari, ricco di arte e cultura, ricco di storia e noi tutti abbiamo il dovere civile e morale di sostenerlo così come ha fatto chi ci ha preceduto. Dopo anni di assenza finalmente torniamo ad essere fieri davanti allo scenario bello e trasparente che si affaccia, perché a vincere non è solo la singola azienda o il singolo produttore ma tutti i luoghi e tutte le persone. Sta rivivendo il Pallagrello, un vino millenario, come l’olio da olive estratto dalla Tonda del Matese, cultivar autoctona dell’alto casertano che perlopiù cresce in montagna. Tutto grazie a persone autentiche che hanno investito e creduto in questa Terra, che fra mille difficoltà sono riusciti nell’impresa di affermarsi ed oggi esportano la storia e la cultura gastronomica nell’Italia e nel mondo.

Sono le imprese agricole ma anche le Associazioni, i volontari, le singole persone che si mobilitano, i comitati, i commercianti, insomma c’è una nuova partecipazione: almeno io percepisco questa brillante vena di entusiasmo. Come se tutti finalmente avessero capito, seguendo validi esempi, che le cose si possono fare dal nulla e con poco. Indispensabili sono soltanto l’amore vero per la propria terra, la passione, il desiderio di riscatto e la voglia di credere in quello che si fa. E’ necessario perciò ringraziare coloro che ci hanno creduto e che sono motivo d’orgoglio per il Matese, con l’augurio che possano continuare a crescere ed offrirsi come “ponti” verso la conoscenza, la speranza, invitando anche i più giovani a servirsi di loro e della loro esperienza per compiere il proprio percorso.

La foto di apertura è di Vincenzo Nisio e ritrae una veduta del Lago Matese scattata dall'azienda agricola Loffreda Paola, ad oltre 1000 m s.l.m.


di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati

Il mio pensiero, i miei auguri

Chi per comprare regali, chi per fuggire dai massacri: si corre.

La velocità ci ha sorpreso, ci ha folgorato, non sappiamo più fare altro se non essere veicolati, senza capire, da un sistema creato da una società sostanzialmente malata fatta di mode e costumi. Non c’è più il sentimento d’inconsapevolezza dell’amore, non c’è più il necessario, siamo tutti essenzialmente irascibili. Non ci si cerca più, siamo deboli.

Usciamo per le feste col sorriso marcato, ma al contempo teniamo il cellulare aperto a scorrere le immagini di Aleppo e di quei figli di Dio che terrorizzati fuggono sporchi di sangue attraverso l’invisibile. Loro non sanno, non possono: come noi, non sappiamo, non possiamo e perciò continuiamo per la nostra via d'indifferenza. C’è qualcosa che non va: è ovvio. E mi sorprende questa vita, mi sorprende terribilmente perché costretta ad andare avanti, fra la morte e l’allegria, fra il vero e il falso, fra il visibile e l’invisibile.

Perciò, per me sarà un Natale difficile e semplice, come tutti questi giorni di festa. Certo, con la speranza, ma con tanta amarezza per l’ombra d’inverosimile che ci assiste costante, giorno per giorno. Con questo messaggio auguro a tutti voi di recuperare dal profondo l’essenziale ed auspico che il tempo faccia trovare a tutti noi quell'emozione perduta dell’amore. Che questo augurio, infine, possa prendere forma anche dentro chi tutto questo lo ha voluto o che, anche inconsapevolmente, lo ha creato.

Auguri.

La foto di apertura è di Luigi Rossi - Photography


di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati

Meno cellulari, meno abusi nel consumo di olio, più qualità e prezzo più alto

Sala d’attesa prima di una riunione. Da pochi mesi dirigo un Istituto Tecnico Agrario e le emozioni che mi sta dando un mondo per molti versi inesplorato sono tantissime. Con uno dei miei docenti aspetto di essere ricevuto dal presidente di un’agenzia regionale, al fine di stipulare una convenzione per la nostra azienda agraria. Nel frattempo, intavolo una discussione con il prof. Si parla, come spesso capita, di olio. “Il prodotto – fa il prof – deve essere buono, pulito e giusto”. Il prof, tempo fa, mi aveva già colpito con una sua riflessione lapidaria: “Le piante di ulivo sono esseri viventi”. Ha ragione. E così io profitto per insistere con le riflessioni, a proposito della recente crisi che ha colpito soprattutto la Puglia. La sua definizione “l’ulivo è un essere vivente” mi aveva soprattutto colpito perché il prof insisteva sull’importanza dell’attenzione da prestare alle piante ogni giorno: non si può pretendere un prodotto di qualità se non le si cura tutto l’anno. E dunque anche la xylella, secondo lui, forzando un po’ il discorso, tradisce una disattenzione dei produttori. In ogni caso, nella saletta d’attesa dove ci troviamo, il discorso scivola sul rapporto prezzo/qualità. “La crisi degli ultimi due anni – dice – spero ci abbia fatto capire una cosa fondamentale. Non abbiamo più grossi quantitativi di prodotto e adesso per offerta scarsa c’è un prezzo assai alto. Bene, manteniamolo così alto. La dobbiamo smettere di sprecare olio. L’olio è come un medicinale. Possiede immense proprietà benefiche. Che uso ne faccio in cucina? Fino a ieri non sapevamo quante taniche comprare e dove sistemarle. Ora invece le andiamo a cercare col lanternino”. E così racconta il suo aneddoto. “Sono stato l’altro giorno da un produttore che mi ha venduto alcuni litri d’olio. Lui appena mi ha visto mi ha detto che non li avrebbe venduti a meno di dieci euro. E io gli ho detto: Bene. Costa poco. Io ci sto a comprare l’olio a caro prezzo. E per me il prezzo giusto è a 16 euro al litro. Non è giusto che ci si uccida dalla fatica per guadagnare pochi euro al litro”. E allora io capisco che qualcosa non torna. E gli faccio: “D’accordo prof, ma allora la famiglia italiana media, come fa a spendere 16 euro per un litro d’olio? Ho studiato giurisprudenza e all’esame di economia politica mi hanno spiegato cosa è la curva di equilibrio del consumatore. Compro ciò che, in rapporto alle mie caratteristiche reddituali, posso compare”. E il prof senza esitare: “Bisogna spiegarglielo alle famiglie che l’olio è un medicinale. Dobbiamo dosarlo. Deve durare nel tempo e così lo paghiamo anche 16 euro al litro. Gli i phone di ultima generazione le famiglie li acquistano? Sì, e a caro prezzo. Qui non vale l’equilibrio della curva del consumatore? Qui possiamo andare oltre l’equilibrio imposto dal reddito?”.  Ha ragione lui, ancora una volta. Così lui va giù duro: “Meno cellulari, meno abusi nel consumo di olio, più qualità e prezzo più alto. Bisogna farglielo capire alla gente”. Ineccepibile. Un uso consapevole dell’olio di oliva di alta qualità. Consumare meno. Consumare tutti. Anche a 16 euro al litro.


di Gianfrancesco D'Andrea - tutti i diritti riservati

Nuove indicazioni in etichetta, un po’ di luce

Ci arrivano diverse richieste di chiarimento in merito all'etichettatura dell’olio da olive e perciò approfitto per scrivere qualche riga esplicativa. Fra le ultime modifiche in tema di etichettatura ci sono quelle della legge 7 luglio 2016 n.ro 122, entrata in vigore il 23 luglio 2016 e recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell’Italia all'Unione europea – Legge europea 2015-2016”. La legge Salva Olio viene così modificata in due articoli dalla legge europea 2015-2016 e precisamente vengono modificati l’articolo 1 e 7.

All'articolo 1, il comma 4 è sostituito dal seguente: «4. L'indicazione  dell'origine  delle  miscele  di  oli  di  oliva originari di più di uno Stato membro dell'Unione  europea  o  di  un Paese terzo, conforme all'articolo 4, paragrafo 2,  lettera  b),  del regolamento (UE) di esecuzione n. 29/2012 della Commissione,  del  13 gennaio 2012, deve essere stampata, ai sensi dei  commi  2  e  3  del presente articolo, in un punto evidente in modo da  essere  visibile, chiaramente leggibile e indelebile. Essa non deve  essere  in  nessun modo nascosta, oscurata, limitata o  separata  da  altre  indicazioni scritte o grafiche o da altri elementi suscettibili di interferire».

Sostanzialmente è stata eliminata la “rilevanza cromatica” che riguardava l’indicazione dell’origine per gli oli estratti in un altro Stato membro dell’Unione europea o di un Paese terzo.

Ma voi dove lo comprate l'olio?

Noi tutti, ma proprio tutti, siamo convinti che l’olio che compriamo è un ottimo olio. Non importa se lo si compra in frantoio, al supermercato, in oleoteca o su siti internet specializzati, tutti siamo convinti che il mio è più buono del tuo.

Partendo da questa “verità” molto italiana, abbiamo creato un piccolo sondaggio su Twitter e poi rilanciato su Fb che dava quattro possibili risposte.

Questa fotografia rispecchia, più o meno, la situazione italiana, dove la maggior parte delle persone comprano in frantoio (intendendo con frantoio in via generale acquisto diretto da produttori) e poi a seguire supermercato, oleoteca e online.

Da quanto emerge dalla ricerca “L’oro verde italiano” di AICIG, ISMEA e ZOWART, segnalata con riferimento al sondaggio da Susanna Benedetti (Sommelier dell’olio), a parte il dato ben noto della crescita costante del consumo di olio d’oliva a livello mondiale una cosa interessante è la diffusione, seppur lenta, dell’olio di oliva anche fuori dai confini dei Paesi tradizionalmente consumatori si deve a tanti fattori, tra cui la sempre maggior “contaminazione” delle tradizioni culinarie che vedono tra le più rinomate quella mediterranea, ed italiana in particolare. Il problema è che questo aumento dei consumi non corrisponde con la consapevolezza e la conoscenza che si ha del prodotto.

Tale carenza di conoscenza sembrerebbe riflettersi nelle modalità di acquisto emerse dalle risposte ricevute alla domanda “ma voi dove lo comprate l’olio”. Se l’acquisto diretto dal produttore (frantoi) è la risposta prevalente, va evidenziato che dai commenti sembrerebbe emergere che tale scelta non è guidata tanto dalla consapevolezza della qualità dell’olio acquistato e delle competenze del produttore ma dalla speranza che si tratti di un olio genuino. L’olio acquistato dal frantoio, generalmente olio proveniente da olive locali, ha un costo più elevato rispetto a quello sugli scaffali dei supermercati e della Gdo, metodo di acquisto che nei sondaggi segue il frantoio. Quest’ultimo, peraltro, è nella maggior parte dei casi un blend di oli comunitari e non, venduto a prezzi bassissimi e che, come dimostrato negli ultimi anni da numerose inchieste, spesso non ha neanche le caratteristiche organolettiche per essere definito extravergine. Marginali risultano invece gli acquisti in oleoteca e online, luoghi meno tradizionali di acquisto che ancora non hanno preso piede fra le abitudini dei consumatori ma che potrebbero avere il vantaggio di un acquisto guidato, cioè supportato da selezionatori con competenza relativa al prodotto che vendono, e superare i confini territoriali aprendo ad una più vasta gamma di oli tra cui scegliere ovviamente a fronte di un prezzo maggiore di quello della GDO.

Ecco, come si fa a convincere le persone che un olio comprato in oleoteca/online o in frantoio al di sopra di 12 euro (prezzo medio a litro di quest’anno) non sia pura follia ma solo l’avvicinamento ad un prodotto di alta qualità che oltre ad avere  una ricchezza spropositata di profumi e di sapori, ha anche tante proprietà salutistiche che non bisogna sottovalutare?

Auspici
Il sondaggio online è stata l’occasione per un’interessante discussione tra vari attori del settore (imprenditori, produttori, assaggiatori e sommelier). Tralasciando la preferenza dei singoli tra la scelta migliore per l’acquisto, chi online, chi in frantoio e chi in oleoteca (è un caso che nessuno abbia citato il supermercato?)  tutti concordano sul fatto che c’è bisogno di diffondere cultura dell’olio e che quindi il tutto si riduce semplificando ad un problema culturale e alla diffidenza crescente che si ha nell’acquisto di prodotti che non si conoscono e per questo ci si affida a qualcun’altro (l’amico produttore/frantoiano nel nostro caso)

Soluzioni per inversione di tendenza?
Non esiste la soluzione ma il continuo impegno di figure professionali che si confrontano costantemente e che sostengono e accompagnano i produttori sulla via della qualità del prodotto e sulla migrazione nel mondo on-line:

Fabrizio Fazzi
Azienda agricola Principe Pignatelli
La cultura a macchia d'olio: bisogna partire dalla ristorazione e riflettere sul fatto che il turismo enogastronomico, particolarmente apprezzato e ricercato dai turisti, rappresenta un nuovo modo di viaggiare che sta conquistando un numero sempre crescente di “oleo appassionati”, alla ricerca di nuovi sapori e tradizioni autentiche. In questo frangente, la valorizzazione e la promozione della ristorazione di qualità assume un ruolo nuovo, diventando il vettore della cultura e dei valori saldamente legati al proprio territorio e alle proprie radici. La ristorazione, quindi, rappresenta sempre più un veicolo di promozione immediato, perché depositaria del patrimonio di saperi e sapori legati alla cucina tradizionale della nostra terra. In questo contesto, l’olio extravergine di qualità rappresenta un'importante eccellenza. Siamo sicuri che il consumatore è disposto a pagare 2 centesimi per un buon olio da olive, come siamo sicuri che l’habitué della ristorazione di alta qualità desideri condire una buona insalata con un buon olio extravergine da olive che incide sul piatto per pochi centesimi. C’è quindi una crescita culturale ed educativa in atto, una nutrita attenzione, la voglia di diventare consapevoli, di capire e conoscere. C’è spazio per l’olio da olive di qualità nella ristorazione. Il processo è purtroppo lento, ma qualcosa sta cambiando. Bisognerebbe creare un circuito di ristoranti e gastronomie di qualità, legati all’olio extravergine da olive per far diventare, la ristorazione, un vero e proprio luogo del gusto, attraverso cui veicolare informazioni ai clienti e illustrare le qualità organolettiche aromatiche e gustative delle varie tipologie di olio. Qui, bisognerebbe aggiungere figure professionali ed esperti come “l’oleologo” o il “sommelier dell’olio”, chiamati a svolgere un vero e proprio lavoro di cultura di prodotto e corretta informazione. Siamo in tanti, ma non siamo abbastanza. Dobbiamo confrontarci continuamente senza parlarci addosso e allargare la platea sapendo che chi dobbiamo convincere non sono le persone che conoscono il prodotto ma chi dell’olio ha convinzioni centenarie errate.

Diffusione delle oleoteche: la cosa più semplice da dire (e non da fare) è incentivare l’apertura delle oleoteche o aiutare quelle già esistenti e farle diventare luoghi di aggregazione proprio come avvenuto negli ultimi anni nelle enoteche. A Roma siamo fortunati ad avere tre oleoteche ben fornite in diverse parti della città, ma sono abbastanza?  Nel resto d’Italia quante oleoteche ci sono? Ancora molto poche. L’Umbria e la Toscana hanno già i loro luoghi dedicati all’olio, stanno crescendo.  Dobbiamo riconoscere e premiare la determinazione di chi, in un mercato ancora poco consapevole, affronta con coraggio la sfida di un’attività tutta dedicata all’extravergine e offre ai propri clienti non solo prodotti eccellenti e selezionati ma anche tutta la propria competenza per diffondere la conoscenza e la cultura dell’extravergine.

Sostenere i produttori: questo è il punto più importante perché senza di loro, i custodi delle nostre terre, possiamo diffondere cultura ma non avremo pienamente un vero sviluppo di questa eccellenza. Dobbiamo far conoscere al grande pubblico dove nasce l'extravergine, quanto lavoro e passione ci vuole per creare un prodotto eccellente, e gli strumenti ci sono:  con il racconto/storytelling, attraverso internet, eventi e incontri, raccontiamo  il duro e costante impegno degli olivicoltori e renderli “cool” è l’attività più impegnativa e utile che dobbiamo continuare a fare portare sempre più in alto la qualità di questo settore. I produttori lavorano con grande impegno alla qualità e credono che nell’olio buono ci possa essere un futuro, si mettono in gioco sempre, continuamente, e sono partecipi di un grande cambiamento, di una svolta che stenta a compiersi. Fare qualità ha un costo, un valore che parte dal territorio e passa attraverso la storia ed il sapere dei popoli, delle famiglie, per poi fermarsi dentro una bottiglia di rara qualità. Il racconto del produttore attiva l’attenzione, immette in circolo le emozioni, coinvolge, mette in un ordine le idee. Non se ne può fare a meno e non se ne farà a meno. Dobbiamo riconoscere il giusto merito e la giusta redditività a chi lavora per deliziarci e appagare i nostri sensi e anche in questo la rete può aiutare; possiamo lavorare anche per promuovere l’aumento degli acquisti online, per consentire a più consumatori possibili di raggiungere i migliori produttori e comprare i loro prodotti, sostenendo così chi tiene alto il livello dell’olio extravergine italiano.

Un’ultima riflessione va fatta su coloro che hanno il ruolo più determinante nel veicolare la scelta degli acquisti e quindi del consumo dell’extravergine di qualità. Tutto ciò che abbiamo scritto finora si riversa in cose che hanno un valore ancora più grande dell’olio stesso: sono i valori dai quali non si può prescindere e sui quali vi invitiamo a riflettere. Il sacrificio, dovuto talvolta alla bellissima conformazione del territorio e alla gestione degli uliveti - spesso secolari e millenari - e quindi anche il rischio, la tutela del paesaggio ed il mantenimento e la custodia dello stesso. L’Italia si nutre di un grande valore storico-culturale e paesaggistico, invidiato in tutto il mondo per la sua unicità, la sua biodiversità: tutto questo deve essere riconosciuto e soprattutto deve essere sostenuto dai consumatori, anche economicamente, perchè altrimenti il nostro Paese non ha possibilità di competizione con paesi come la Spagna o paesi  emergenti come la California. Paradossalmente, questi valori, sono riconosciuti più dai cittadini stranieri che da quelli italiani. Vi sembra normale?


Per promuovere veramente l'olio di qualità serve la scelta consapevole del consumatore

Se riusciamo a fare in modo che questa scelta sia orientata verso il vero extravergine di qualità tutto il settore potrà avere un brillante futuro davanti.

L’olio extravergine sarà l’alimento del secolo! Facciamolo conoscere bene al mondo, tutti insieme…



di ComOlio e gastroliArt! - tutti i diritti riservati

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