Dove sta Dio, si è perso Dio


Sarà. Sarà che sia strano io ma non ho dubbi: la nostra è una società colpita da gravi mancanze. Sarà banale, forse anche scontato, ma è proprio quello che sento. Le intendo come insufficienze, carenze, assenze: di uomini come di cose, materiali e immateriali, mancanza di spiritualità interiore.

A iniziare dal lavoro, da ciò che restituisce dignità e autonomia. A volte si perde completamente la propria autenticità, rinunciando così alla propria indipendenza per il desiderio di essere i primi e sembrare più intelligenti. Si resta legati a vecchi modus operandi, adeguandosi a modi di fare già sperimentati e camminando su strade già percorse. Si torna indietro insomma, accettando compromessi e strategie avariate a discapito della propria libertà, a scapito del pensare con la propria testa per concepire nuove idee e sperimentare. Basterebbe produrre qualcosa di proprio, frutto delle proprie capacità, invece di realizzare i sogni di qualcun altro restando dipendenti e sottomessi.

Penso soprattutto ai giovani, induriti e spenti, ma “contenti” di aver ricevuto dalla società la giusta tecnologia per essere soppressi e privati dei propri sogni, privati di pensare. La grande esigenza è guardare avanti e se necessario uscire anche fuori dagli schemi, rischiare e mettersi in gioco senza avere paura. Bisogna accogliere le sfide, quelle vere, quelle che puoi anche perdere perché nulla è detto. Noi giovani abbiamo una grossa responsabilità, che è quella di non rinunciare – costi quel che costi – alla propria libertà e indipendenza. Optare per la strada più facile, essendo anche l’attore principale di una regia composta da altri, è da perdenti. Non serve. Prima o poi nella vita saremo tutti chiamati a rispondere delle proprie scelte e delle proprie azioni. Ma cosa si scatena in certe persone, cos’è che li fa sentire onnipotenti. L’ignoranza? E’ questione di cultura? Questi onnipotenti dovrebbero prendersi le responsabilità per aver creato un sistema di favoritismo per il quale un’intera generazione continua a pagare i danni.

E di quel sistema di valutazione degli individui, chiamato meritocrazia, che farebbe trovare spazio ai tanti talenti di cui il nostro Paese ha tanto bisogno, soprattutto in questo momento, ne vogliamo parlare? La mia vita si fonda su tre valori dai quali non posso prescindere: la libertà, l’indipendenza e l’autenticità. Pago e talvolta il prezzo è alto, ma non fa niente: ne vado fiero e sono contento di aver ricevuto una buona educazione dai miei genitori. Rinunciare a questi valori vorrebbe dire non esistere.

Bisognerebbe tornare ad emozionarsi - ma nel modo che intendo io - delle meraviglie del mondo, della vita e del vivere quotidiano, tornando a praticare quei valori perduti quali il rispetto e l’umiltà, considerando che prima di ogni cosa siamo esseri umani, persone, tutti uguali. Lo so, chiedo troppo, ma è istintivo. Ciò che manca è l’essenziale e per ritrovarsi non c’è cosa più sana di stabilire una forte relazione con Dio: ovvero con la Terra, col silenzio e con gli amici insetti, con le pietre. Guardare negli occhi gli alberi, ascoltarli, sporcarsi le mani, trovare le parole giuste, ritrovare un equilibrio, la strada. Dio è la Terra che ci ospita, quella che calpestiamo, della quale non abbiamo più rispetto, quella che ci ha insegnato tutto quello che abbiamo perduto, dimenticato, compresi i comportamenti, gli atteggiamenti e le regole. Tutta questa triste realtà dipende proprio da questa domanda: dove sta Dio? Si è perso Dio, si, ma solo dentro di noi. Non tutti però, attenzione. Non tutti l’hanno perso, qualcuno è salvo.


di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati


Il valore invisibile dell'olio autentico

Il più antico testimone del mondo è l'Ulivo, su questo dobbiamo essere d'accordo e non si può prescindere la sua importanza. Nel tempo, nella storia, ha unito genti, ne è stato l'elemento centrale e spirituale per millenni ed il suo olio estratto dai frutti ha nutrito e curato interi popoli. È stato elemento di salvezza. L'Italia ha sempre riconosciuto un grande valore a questo albero, tanto che dal 5 maggio 1948 diventa simbolo di pace della nazione nell'emblema della Repubblica italiana.

L'Italia ha il più grande patrimonio di biodiversità, con più di 500 cultivar diverse che esprimono una grande bellezza e richiedono un grande gesto da parte di tutti gli italiani: quello di tutelare questo grande patrimonio. Gli ulivi, come la vite, caratterizzano fortemente il paesaggio, sono motivo di attrazione turistica (lo potrebbero essere molto di più) e sono responsabili di quel sentimento di meraviglia che colpisce i visitatori quando si trovano davanti esemplari centenari o millenari.
 

A macchia d’olio, una bella antologia

E’ un’opera sostenuta dallo Short Master in “Strategie produttive e di marketing per la valorizzazione dell’Olio Extra Vergine ad elevato valore salutistico”, organizzato dall’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” in collaborazione con il Comune di Bitonto. Ne sono curatrici la dottoressa Maria Lisa Clodoveo  e la dottoressa Maria Antonietta Colonna, entrambe felici del grande sostegno offerto dalle persone che a vario titolo hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto scientifico, didattico e letterario. Clodoveo, ringraziando i numerosi scrittori che hanno raccontato le loro storie, si dice «commossa, divertita e stupita». Per la Colonna è stata la realizzazione di un sogno: condiviso, accarezzato, partecipato, al quale si è aggiunta la giusta dose di entusiasmo e creatività proprio “A macchia d’olio”. Anche il Prof. Bernardo De Gennaro, che firma le “istruzioni per l’uso” parla di entusiasmo e asserisce che «il racconto, da millenni, costituisce la forma di comunicazione che, attraverso le emozioni, accende il desiderio nelle persone ancor prima di provare effettivamente un prodotto o una esperienza». L’obiettivo della pubblicazione del libro, conclude il rettore dell’Università degli Studi di Bari Prof. Antonio Felice Uricchio, è quello di sostenere le aziende produttrici di olio extravergine nell’instaurare un rapporto di empatia con il cliente al fine di coinvolgerlo emotivamente durante il processo di acquisto e di consumo.
 

La Regione Campania incontra gli allevatori del Matese, un bell'incontro

E’ stata una bella mattinata quella trascorsa ieri, una bella esperienza su uno dei prodotti che amo ma sul quale, ahimè, ho ancora poca cultura: il formaggio. Eppure il Matese, pur essendo potenzialmente in grado di esprimere delle vere eccellenze, sembra rimasto fermo per diversi anni. Nessuna formazione, nessuna crescita per la qualità delle produzioni lattiero casearie, tranne qualche piccola e rara realtà che in maniera indipendente ha seguito un percorso di miglioramento. Comunque è di questo che abbiamo bisogno per ripartire e ne parlo con molto piacere perché ieri “finalmente” ho assistito con interesse a ciò che l’Assessorato Agricoltura della Regione Campania sta facendo con il Concorso dei formaggi a latte crudo. Si tratta di una rassegna rivolta ai caseifici campani che utilizzano latte crudo, che mira sostanzialmente a promuovere e valorizzare le tipiche produzioni regionali ma soprattutto a divulgare le peculiarità e le caratteristiche organolettiche dei formaggi per stimolare i consumatori verso una scelta più consapevole. Bello anche l’inserimento, per questa terza edizione, di una sezione speciale dedicata ai formaggi provenienti da allevamenti alimentati esclusivamente al pascolo. Siamo stati in una delle aziende più rappresentative del territorio, antesignana del formaggio di qualità e di allevamenti di razza selezionati: è la cooperativa agricola Falode le cui strutture allevatoriali e agrituristiche stazionano a più di mille metri di altezza, sul lago del Matese.

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Nasce Antico Podere Matesino, un'azienda giovane al passo coi tempi

È sempre un piacere scrivere di coraggio, di voglia di fare le cose, di non cullarsi sugli allori, di rischiare qualcosa per essere l...

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