Cosa bisogna raccontare al mondo?
La nostra grande ricchezza sta proprio nel fatto che, in Italia, ogni singola
azienda, anche poco distante l'una dall'altra, ha una storia bella e
coinvolgente. È la nostra grande risorsa e non costa nulla.
L'Italia è il paese più
longevo dopo il Giappone, abbiamo ancora i nonni
che ci possono raccontare la storia della famiglia
e i vari fatti accaduti nel tempo che hanno generato l'azienda rendendola ciò che è oggi.
Noi quando andiamo in giro a raccontare un olio, un singolo olio,
possiamo raccontare un grande pezzo di
storia dell'Italia, un territorio, una limitata zona, addirittura la storia
della varietà di ulivo dalla quale si estrae quell'olio che si sta degustando.
Così ricco di profumi, con un sapore agre come la vita vissuta di quegli uomini
che per primi hanno impiantato quegli ulivi mille anni or sono e che però
diventa armonico, incantevole, rotondo, speciale. Ecco, speciale, l'olio italiano è speciale, nel senso
più stretto del termine. Perciò viene chiamato oro giallo, perché ha un valore
inestimabile, ma non è il semplice liquido giallo o verde che si estrae dal
frantoio bensì la storia di quell'olio, i “fatti” di quell'olio, anche la terra arida nella quale vivono
aggrappati al suolo da più di mille anni esemplari
unici al mondo che solo a guardarli ti si gela il sangue in pieno agosto.
Sulla quale senti il crespo dei passi di
un uomo che visita gli alberi ascoltando il filo di vento che mai ha smesso
di soffiare fra le foglie, come un orchestra sempre a suonare, sempre a
suonare, sempre a suonare. Senza mai stancarsi, per centinaia e centinaia di
anni.
L'olio buono si fa dappertutto,
smettiamola, il Made in Italy non e
l'olio, il Made in Italy è la nostra cultura. E non lo vogliamo capire. È
quella che nessuno ci può copiare, la possono solo scrivere e vendere, ma il
valore aggiunto lo possiamo dare sono noi italiani. Noi e solo noi possiamo andare in giro per il mondo, orgogliosi,
con il nostro olio da olive extravergine e con le nostre storie millenarie, a
raccontarla.
Invece di stare lì ad ammazzare chissà chi o che cosa, a dire
baggianate sulle altre produzioni mondiali di olio, a dire cose stupide che ci
tornano contro e a fare battaglie contro i mulini a vento, in preda alla
follia, raccontiamo di noi. Stiamo
facendo il gioco di chi ci vuole male e ci stiamo auto lesionando, ci hanno
fatto dimenticare tutto e ci stanno facendo dimenticare pure chi siamo. È
questo che non dobbiamo permettere, stiamo uscendo fuori strada; lamentarci,
avere paura, allarmarci, non serve a nulla. È un mio parere, per carità, ma non voglio continuare a vedere un'Italia
che si priva delle proprie origini, della propria grande ricchezza. Siamo
stati grandi e siamo bellissimi, non abbiamo eguali, di cosa dobbiamo
lamentarci, dell'olio tunisino? Non ce n'è bisogno, noi siamo altro e invece ci
stiamo paragonando a qualcosa che con noi non c'entra per niente. Rendiamoci conto
di questo e iniziamo a raccontare di
tutte le cose belle, l'Italia è l'olio e non lo dicono gli italiani, lo dice la
storia millenaria che ci lega indissolubilmente a quest’albero.
di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati
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