Ricevere in dono un olio da olive è sempre motivo di grande gioia, e
quando scopri che dietro c’è un forte segno di storia indelebile, ci si carica
di grandi attese. Siamo in Molise, a Monteroduni, in provincia di Isernia, in
un’azienda agricola attiva sin dal 1669, più precisamente nella verde Venafro, famosa per l’olivicoltura
sin dall’antichità e citata anche dal poeta Orazio per il suo olio ricavato dalle olive. E’ l’azienda agricola Principe Pignatelli che prende
il nome proprio dalla famiglia Pignatelli, di origini Longobarde, fra le più
importanti del panorama nobiliare italiano. La presenza dei Pignatelli è
testimoniata dal Castello Pignatelli di
Monteroduni, che s’innalza in posizione strategica di controllo e di difesa
dell’alta Valle del fiume Volturno, con i rilievi delle Mainarde e del Matese
sullo sfondo e i profili dell’Abruzzo in lontananza. Il Castello ha
rappresentato nei secoli il centro della vita economica di Monteroduni, fino a
diventare residenza rinascimentale della famiglia dei Pignatelli.
Buonolio Salus Festival 2016, accogliamo arte e cultura dell'olio
Cari amici tutti,
il Buonolio Salus Festival tornerà anche quest’anno, e infatti siamo
già al lavoro per il nuovo happening. Come molti di voi sanno, l’evento vede
come protagonista l’olio da olive, la sua storia e la sua cultura. Però
l’intento di questa prossima edizione, è quello di aprire l’olio ad una visione
nuova, diversa, più complessa, con la quale raccontare attraverso dibattiti,
incontri, letture, spettacoli, mostre e
rappresentazioni l’anonimo mondo dell’olivicoltura e del paesaggio
olivicolo. Infatti, sono convinto che sia necessario restituire a questo mondo
troppo sottovalutato il giusto valore, anche attraverso la valorizzazione di un
territorio, in senso globale, di cui è necessario analizzare tutte le
sfaccettature e le peculiarità. Un
territorio ruralmente ricco, di cui l’olio è uno dei frutti più
apprezzati.
Da sempre il Buonolio Salus Festival ha manifestato la propria apertura
a nuove idee e a proposte di collaborazione, chiunque può apportare la propria esperienza,
il proprio racconto, il proprio modo di vedere la cultura del territorio,
attraverso una propria esibizione.
di Vincenzo Nisio - tutti i diritti riservati
Preparate il sapone all'olio da olive
Dunque….
280 gr di acqua preferibilmente distillata,
1 kg d’olio extra-vergine d’oliva…
134 gr di soda caustica
cucchiai di legno, recipienti…frullatore ad immersione, stampi, olio di
karité, cocco, girasole…
Ci siamo, l’esperimento piò iniziare!
No, no tranquilli, non ho anche code di rospo, occhi di lucertole e
penne di gallina, nessun magheggio anche se… di magia si tratta.
L’avreste mai detto che dall’olio d’oliva può derivare la pulizia della
vostra biancheria di casa, l’igiene personale, la bellezza del vostro viso?
Si, lo so è strano, eppure il miglior sapone è quello ricavato dal
nostro amato olio.
Seguitemi, vi svelerò dei segreti.
La sansa vergine può trovare impiego come fertilizzante organico in agricoltura
La Sansa vergine può trovare impiego come fertilizzante organico in
agricoltura dopo un semplice processo di compostaggio, anni fa abbiamo avuto
diverse esperienze in diverse aziende con questa pratica che poi non è stata
approfondita. Non so perché non sia stata approfondita ma è bene che se ne
parli e si discuta sulla reale possibilità di utilizzare la sansa come compost,
come concime per il proprio uliveto. L’innovazione consiste in una gestione
delle sanse con il metodo del compostaggio, ovvero un’utilizzazione agronomica
dei sottoprodotti della lavorazione delle olive rispettosa dell’ambiente e
produttiva di reddito.
Sant’Antuono, il Santo anacoreta che reclamava la propria festa
Cristianità e paganesimo, culto e riti, narrato e credenza. Come spesso
accade le feste che scandiscono l’anno solare sono intrise di tutti gli aspetti
appena detti. E gennaio si apre con una grande festa dedicata a Sant’Antonio
Abate o Sant’Antuono, il Santo, raccontavano gli avi, che reclamava la propria
festa. “Pasqua Epifania ogni festa porta via” – risponde Sant’Antuono – “Ci sta
ancora il mio festone”.
E’ una festa a metà tra riti, tradizioni, credenze popolari e cerimonie
cristiane. Una festa che rimanda alle aie, ai cortili, al gotico rurale di
campagne fredde e ventose. Al fuoco che riscalda e purifica, al senso del
magico di cui è intrisa la devozione dei contadini alla terra, alle bestie, al
naturale ciclo delle stagioni.
Il termine minimo di conservazione dell'olio
Se ne parla poco ma è una questione di notevole importanza, a mio
modesto parere. Se non altro per il semplice fatto di tutelare i consumatori
che acquistano olio. Parlo della scadenza, o meglio, del tempo minimo di
conservazione (TMC) dell'olio da olive. Per quest’ultimo infatti non si parla
di scadenza ma di tempo minimo di conservazione, ovvero il tempo minimo entro
il quale il prodotto mantiene inalterate le proprietà chimico fisiche riportate
in etichetta. Sapete, non è detto che l'olio che acquistate sia necessariamente
dell'annata in corso e voi, probabilmente, non ve lo siete neppure mai chiesto.
In queste settimane vado curiosando, in particolare nei supermercati, gli oli
sullo scaffale e noto con apprensione che i consumatori guardano a malapena la
scadenza e a malapena (dove c'è) l'annata di produzione.
Centonze, puro extravergine
Il Buonolio
Salus Festival, per me, è stato motivo di crescita.
Il concorso, altresì, mi ha fatto conoscere oli da olive straordinari provenienti da
una Italia che certamente conoscevo ma che mi ha confermato tutta la sua
potenza in termini di biodiversità e profumi. Conoscere gli extravergini di
varie Regioni è come un viaggio, almeno per noi assaggiatori, è un’emozione
davvero particolare. E non smetterò mai di ringraziare i numerosi produttori
che hanno creduto nel progetto Buonolio Salus Festival inviando il proprio
campione e mettendolo a disposizione delle numerosissime persone che hanno
partecipato, soprattutto alla cena
oliocentrica che – come di consueto – ha chiuso il festival. Ricordo, con
un pizzico di soddisfazione personale e di ironia, i tanti consumatori che come
piccoli topolini annusavano nei calici la Sicilia, la Puglia, le Marche, il Molise, la Campania
e le altre Regioni. Ci sono stati oli molto conosciuti e apprezzati in
tutto il mondo, vincitori di premi importanti, che ci hanno arricchito con la
loro presenza. E’ il caso, appunto, della famiglia Centonze. E’ l’azienda agricola,
peraltro biologica, Case di Latomie
che sorge lungo le pendici che dolcemente degradano verso il mare cristallino
dell'antichissima colonia greca di Selinunte, da secoli coltivate ad uliveto. Siamo a Castelvetrano, in provincia di Trapani, in Sicilia.
Il destino del maiale
Gennaio portava con sé odore di fumo, fumo e aria fredda, di
quel freddo, però, che ti entrava dentro i vestiti, su per le narici, tra le
dita screpolate dal gelo. Eppure non aspettavi altro che poter arrivare il
prima possibile, prima che tutto fosse finito, pur sapendo di dover trascorrere
una giornata all’aperto.
Il vapore del pentolone pieno d'acqua messo sul fuoco sotto
la "suppenna" sin dal primo mattino, si confondeva con la nebbia
della campagna ed il calore che sprigionava cozzava con la brina che calpestavi
avvicinandoti al luogo del "delitto". Era intorno all'Epifania che si
consumava il sacro rito del maiale. O, per meglio dire, della morte del maiale.
La migliore medicina
L'olio d'oliva, si sa, fa miracoli. Come, non lo
sapevate? Molto male! allora leggete un po' qui...
Ippocrate, padre della medicina, definendo
l'olio “la migliore medicina” consigliava il succo di olive fresche per
curare le malattie mentali e impacchi di olive macerate per guarire le
ulcere. Omero lo descrisse come “il
liquido d'oro”. Ma in numerosi scritti si narra di medici, sacerdoti, stregoni,
filosofi che, fin dai tempi più antichi, utilizzavano l'olio come una sostanza
a metà tra l'alimento ed il medicinale. Plinio il Vecchio descriveva ben 48
metodi per utilizzare l'olio a fini curativi. Nell'antichità l'olio era essenziale anche per
l'igiene del corpo. Afrodite amava farsi ungere dalle Grazie con il prezioso
liquido, i combattenti lo utilizzavano per lenire e curare le ferite, per i
dolori muscolari, per alleviare i traumi, le donne per ravvivare e rinforzare i
capelli, per proteggersi dai raggi solari o semplicemente per curarsi dalle
ulcere e dal mal di fegato.
L'Argentina e la storia dell'ulivo
Risale all’epoca coloniale,
la storia dell’olivo in Sud America, quando conquistatori Spagnoli portarono
dall’Europa la loro cultura, i loro usi e le loro abitudini alimentari. La
prima testimonianza di coltivazione di ulivi, risale al 1554, anno della
fondazione della città di Santiago dell’Estero da parte di conquistatori
proveniente dall’Alto Perù.
Alla fine del XVII sec.
Calors III, essendo il Virrey del Perù Pedro Fernandez de Castro, ordinò di
abbattere tutti gli ulivi dall’Alto Peru fino al Rio de La Plata, temendo che
America potesse superare la Spagna nel primato mondiale della coltivazione;
secondo la leggenda una anziana di Aimogasta, nella Provincia de La Rioja, coprendo
con il suo poncho una piantina, la convertì nell’unico ulivo
sopravvissuto che successivamente per moltiplicazioni e incroci dette origine
ad una nuova varietà argentina: Arauco.
Fesa di tacchino con rucola e uovo
Antipasto
INGREDIENTI
Fesa di tacchino 500 gr
Ghiaccio 100 gr
Sale e pepe Q.b.
Panna circa 100 gr
Brandy Q.b.
Rucola circa 200 gr
Glassa aceto balsamico Q.b.
Uova n°2
Tartufo
Fesa di tacchino 500 gr
Ghiaccio 100 gr
Sale e pepe Q.b.
Panna circa 100 gr
Brandy Q.b.
Rucola circa 200 gr
Glassa aceto balsamico Q.b.
Uova n°2
Tartufo
PROCEDIMENTO
Frullare la fesa di tacchino, il ghiaccio, la panna, il sale ed il pepe affinché non si raggiunge la consistenza desiderata. Fare una prova in acqua bollente per sentire il sapore è la consistenza. Sistemare su strati di carta la polpa di tacchino ricevuta e grattugiarmi del tartufo. Arrotolare e cuocere in forno a 75 C° a vapore sino a raggiungere 66 C° al cuore. Lasciar raffreddare e al momento dell'utilizzo tagliare con l'affettatrice e disporre nel piatto adagiando le fette di fesa sulla rucola, cospargere con la polpa di un uovo e servire con glassa di aceto balsamico. Per le uova, immergerle in un pentolino con acqua fredda e portare ad ebollizione è da quel momento lasciar cuocere 8 minuti.
Frullare la fesa di tacchino, il ghiaccio, la panna, il sale ed il pepe affinché non si raggiunge la consistenza desiderata. Fare una prova in acqua bollente per sentire il sapore è la consistenza. Sistemare su strati di carta la polpa di tacchino ricevuta e grattugiarmi del tartufo. Arrotolare e cuocere in forno a 75 C° a vapore sino a raggiungere 66 C° al cuore. Lasciar raffreddare e al momento dell'utilizzo tagliare con l'affettatrice e disporre nel piatto adagiando le fette di fesa sulla rucola, cospargere con la polpa di un uovo e servire con glassa di aceto balsamico. Per le uova, immergerle in un pentolino con acqua fredda e portare ad ebollizione è da quel momento lasciar cuocere 8 minuti.
ABBINAMENTO
DELL’OLEOLOGO
Per questo piatto consiglio un olio extravergine dal fruttato
medio, ampio e complesso e caratterizzato da intense note di erba fresca appena
falciata e sentori eleganti di erbe officinali dove spiccano la menta e il
rosmarino. Amaro e piccante decisi e molto equilibrati.Maria Felicia, storie di una bizzarra donna piedimontese
"Fra i personaggi storici di
Piedimonte “D’Alife” c’è sicuramente Maria Felice, che io ho sempre conosciuto
in foto, in questa unica foto, fino a quando qualche mese fa un’amica –
conoscendo la mia passione – mi ha donato un piccolo libricino sul Matese e le
sue novelle e leggende. C’è la storia di Maria Felice che mi ha colpito perché ne
conoscevo solo piccoli frammenti, magari raccontati dai nonni o da qualche zio
o conoscente di passaggio. Bene, la condivido con voi perché questi straordinari
personaggi non possano morire per la seconda volta, nell'indifferenza delle
nuove generazioni".
Il padre era becchino. Pollonia, la madre, un’umile donnetta di Cusano
Mutri, tutta sottomessa e rassegnata, piena di bigottismo e di santo timor di
Dio, la quale si riceveva in santa pace tutte le busse che il suo uomo le
regalava. L’alto impiegato del Comune infatti, dopo aver fatto il suo lavoro al
camposanto era solito trattenersi a lungo a tutte le bettole dove, smodatamente
trincava. Così, dopo aver trascorso tutto il santo giorno a scavare fosse e
riempirle, ciò che per avventura accadeva ben di rado, si tratteneva con gli
amici a fare quattro chiacchiere ed a bere qualche goccetto per rinfrescarsi l’ugola,
maledettamente sempre arsa. In quanto poi a rincasare non aveva mai fretta, c’era
sempre tempo che la moglie sapeva ben aspettarlo con
rassegnazione, lavorando la calza alla luce della lucerna.
Il mio grazie, per il piacere che destano le cose nella loro semplicità e naturalezza
Oggi è il primo giorno e, se
vogliamo, possiamo accoglierlo come una nascita nuova. Io lo accolgo così, con
uno spirito di rinascita nella grande consapevolezza che il tempo, pur non esistendo, segna indelebili tracce nella vita,
nella crescita, nei percorsi, nel lavoro.
gastroliArt!
è un progetto, un’idea che nasce ad aprile 2013, da zero, come un mondo. Dalla
mia passione per l’ulivo e per l’olio e dalla diversa o più completa visione
che mi piace dare all'argomento, attraverso la storia e la cultura, siamo
arrivati ad oggi. Il blog è cresciuto e sono molte le persone che ogni giorno lo
visitano, sono onorato e contento di poter contribuire in maniera proficua e
dare delle informazioni utili, degli spunti di riflessione sui quali ragionare
e voce a chi ne vuole. E’ un progetto giovane, sicuramente non ancora maturo,
ma vivo e costante, persistente e ricco, vivace e complesso. E’ un disegno in
evoluzione, un progetto autentico.
Desidero perciò ringraziare pubblicamente tutti coloro che hanno sostenuto,
anche solo idealmente, il mio lavoro in questo trascorso 2015. Non è facile
essere costanti, restare aggiornati, affrontare con lo spirito giusto ogni circostanza
restando attaccati e rispettosi dei propri valori. Ma tutto, si sa, dipende
sempre e solo da noi. Grazie a tutti coloro che hanno espresso fiducia,
sincerità, affetto, buon umore, vicinanza, simpatia, amore e che – fondamentalmente –
rendono tutto questo possibile.
Infine, un grazie particolare. Il blog si è arricchito di nuovi
individui, unici nei loro valori, autori eccellenti che contribuiscono ad
accrescere la qualità. Sono onorato di essere parte di questo progetto. Un grande
abbraccio per la fiducia e il sostegno va agli amici Gianfrancesco D’Andrea,
Giovanna Mastrati,
Annalisa Gambuti
e Alessandro Mezzacapo.
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