Potatura degli olivi, in troppi casi è sconosciuta

Potare in modo incondizionato una pianta di  olivo significa non renderla produttiva. Consentitemi pure di dire liberamente che nella stragrande maggioranza dei casi si “taglia” e non si “pota” trascurando quanto dice la regola scientifica e rendendosi disponibili esclusivamente al ridimensionamento della chioma dell’albero ed alla buona riuscita del lavoro svolto esteticamente. Non sono un esperto  e vi anticipo che sto organizzando un corso di potatura sul territorio dell’alto casertano proprio perché ne vedo la forte esigenza, però qualche parola o qualche principio lo posso esprimere.

Perché si pota l’olivo?
Sembra banale ma non lo è, tutto ha un fine e un perché, tutto è finalizzato a qualcosa e così, anche gli interventi di pota eseguiti sull’olivo hanno una finalità: quella di migliorare la produttività dell’albero e la sua vigoria. Perciò gli interventi vanno razionalizzati ed eseguiti in modo ordinato, preciso e regolare. A differenza di tante altre piante, l’olivo, se lo si lascia sviluppare naturalmente, tende ad avere un portamento cespuglioso perchè i rami inseriti nella parte prossimale della pianta tendono a svilupparsi più di quelli che si sviluppano nella parte esterna dell’albero. Difatti l’olivo ha portamento basitono. La potatura deve essere considerata una operazione dalla quale non si può prescindere se si vogliono raggiungere i seguenti obiettivi: sostegno alla crescita vegetativa, prevenzione dell’invecchiamento della pianta, mantenere la pianta costante nella produttività, mantenere l’albero più forte nei confronti di parassiti, rinnovamento dei rami produttivi.

Forma di allevamento
Oggi più che mai, soprattutto nelle zone di montagna, si vedono oliveti abbandonati – quasi a sembrare boschi. A me piace chiamarli “oliveti liberi”, sia per la loro conformazione priva di qualsiasi forma di potatura sia perché a volte li vedi spingersi così in alto alla ricerca della luce e della vita che è quasi come se volessero liberarsi nell’aria. Eppure esiste una forma di allevamento detta proprio “cespuglio” che prevede solo il taglio di alcuni rami alla base dell’albero e non prevede un ordine particolare degli altri rami. La chioma di un albero così allevato assume una forma globoide. Altra forma di allevamento (poco usata direi – almeno nelle nostre zone) è il “vaso cespugliato”, forma di allevamento molto bassa che prevede la presenza dal tronco di quattro o cinque rami principali che si originano quasi a livello del terreno. Poco usata ma ancora presente è il “monocono”, dove il nome dice già molto perché in questa forma di allevamento la chioma dell’albero assume proprio una forma a cono singolo. Dal tronco dell’olivo si estendono rami intervallati tra loro ad una distanza di circa 30-35 centimetri. Il monocono è un sistema di allevamento concepito per la raccolta meccanica. Quella più comune però è la forma di allevamento a “vaso policonico”, perché oltre ad abbreviare i tempi di entrata in produzione e a ridurre i costi di raccolta, migliora la penetrazione dell’aria e ottimizza l’illuminazione della chioma. La struttura consiste in una forma espansa in volume e aperta al centro, con chioma costituita da 3 o 4 unità distinte di forma irregolarmente conica.

Quali rami  tenere e quali togliere
Generalmente l’olivo fruttifica mediante i rami di un anno, o raramente su quelli di due anni ma mai su quelli più vecchi. Bisogna quindi stare attenti a questi particolari se si vuole mantenere una produzione costante nel tempo. I rami dell’ulivo si distinguono in rami di prolungamento (quelli che crescono in direzione obliqua ed hanno un portamento pendente) succhioni (quelli che insorgono nella parte medio-alta del tronco, generalmente sterili ma in alcune varietà di olivo sono in grado di fruttificare) polloni (quelli che si sviluppano dalla ceppaia ed anche lungo il tronco, assolutamente sterili) e rami a frutto (quelli che sono destinati a fiorire e fruttificare, germogli dell’anno che porteranno i frutti). Hanno dimensioni medie e portamento assurgente e va fatta molta attenzione in fase di potatura.

Ma quanto e quando bisogna potare?
Bè, ci sono diverse tipologie di intervento che vanno scelte a seconda dello stato vegetativo della pianta. E’ importante l’intensità della potatura, che deve aumentare con l’età degli alberi, nel senso che le piante giovani devono essere potate poco mentre quelle più vecchie possono essere potate asportando anche rami o branche intere. La maggior parte degli interventi di potatura infatti si eseguono asportando il 20-30% della chioma eliminando interi rami o intere branche. Prima di iniziare le operazioni di potatura ci si deve rendere conto di quali rami mantenere per sostituire quelli esauriti e quali eliminare perché non adatti alla produzione. Una raccomandazione: i tagli vanno eseguiti in modo netto evitando a tutti costi di sfilacciare la corteccia altrimenti si rischia di aumentare il rischio di infezione fra i rami. Gli attrezzi utilizzati devono garantire massime performance e sarebbe ottima cosa disinfettarli di tanto in tanto con alcool etilico. La superficie di taglio deve essere inclinata verso il basso per favorire il deflusso dell’acqua piovana ed evitare il rischio di attacco di funghi e carie. Tuttavia, per evitare problemi, è possibile effettuare trattamenti a base di prodotti rameici (es. poltiglia bordolese o ossicloruro di rame). Sul quando potare non mi dilungo, lo sappiamo un po’ tutti. Il tempo ideale è quello tra la fine dell’inverno e l’inizio della fioritura, ovvero nei mesi da Marzo a Maggio. E’ consigliabile tuttavia evitare di effettuare potature nei periodi molto freddi com’è importante evitare effettuare potature in periodi nei quali si possono manifestare improvvisi ritorni di freddo o gelate tardive che possono danneggiare le piante.

Polloni, succhioni e rami a frutto. Prima però va fatta una premessa. A volte ci rendiamo conto che da un anno all’altro compaiono sugli alberi tanti succhioni, una eccessiva vigoria che rappresenta certamente un problema legato o alla coltivazione o alla precedente potatura. E’ da considerare uno squilibrio della pianta, significa che la precedente potatura è stata troppo intensiva o che trattamenti e concimazioni sono stati eccessivi e l’albero lo comunica in questo modo.

I polloni, come abbiamo detto, sono rami molto vigorosi ma del tutto sterili e quindi vanno eliminati prontamente anche perché sottraggono inutilmente energie alla pianta. Ai succhioni, anche loro molto vigorosi, bisogna prestare un po’ di attenzione in più, in quanto in alcune cultivar sono in grado di fruttificare l’anno successivo mentre in altre sono del tutto sterili. Conoscere le cultivar, in questo caso, è necessario per effettuare una potatura coerente e stabilire se i succhioni possono essere eliminati oppure no. Infine i rami a frutto da privilegiare, quelli che ci interessano maggiormente perché porteranno la maggiore produzione l’anno successivo, sono quelli a portamento verticale e di medio vigore. Tenerli tutti non va bene, bisogna mantenerne una quantità tale da consentire all’albero una produzione equilibrata. Intanto chi volesse approfondire qualche aspetto sulla potatura può vedere questo video interessante.

La potatura dell’olivo è tutt'altro che una operazione semplice, a breve – vi anticipo – ci sarà un corso di potatura che sto organizzando insieme ad un’altra associazione. Si terrà a Piedimonte Matese, nei prossimi giorni ve ne darò conferma e ulteriori dettagli.


la foto è presa da internet

Nessun commento:

Posta un commento

IN EVIDENZA

Nasce Antico Podere Matesino, un'azienda giovane al passo coi tempi

È sempre un piacere scrivere di coraggio, di voglia di fare le cose, di non cullarsi sugli allori, di rischiare qualcosa per essere l...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...