Metodi innovativi per il controllo della mosca delle olive. Bactrocera oleae (Diptera: Tephritidae)

È questo il titolo della tesi di Laurea di Anna Lia Civitillo. Relatore, il prof. Antonio Pietro Garonna, professore di entomologia generale e applicata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II – Dipartimento di Agraria. Sono diversi anni che stiamo cercando soluzioni diverse e innovative per combattere l'insetto che più di tutti minaccia la produzione olivicola, in particolare la qualità dell'olio da olive. I risultati derivati dallo studio di questo fitofago, la cui larva si nutre scavando delle gallerie nel mesocarpo, sono diversi, addirittura c'è chi sostiene che l'attacco della mosca (ovviamente controllato e evidentemente limitato) possa portare degli aspetti positivi all'olio in termini di qualità organolettiche. Questo è un aspetto “divertente” e assolutamente importante, una novità che va approfondita scientificamente e per la quale avremo dei riscontri certamente (credo) nei prossimi mesi. A me incuriosisce tanto, a voi no?

Il senso dell'ispirazione

E così, sul Blog, parliamo anche d'altro.

Ci sono persone che necessitano d'ispirazione, ne hanno bisogno per costruire il proprio modello ed è un processo a volte molto lungo, soprattutto se si vuole costruire qualcosa di serio e professionale. Ci vuole tempo soprattutto a trovare la figura giusta a cui “legarsi”, appoggiarsi, ispirarsi, dalla quale trarre spunto e che ricalchi in qualche modo ciò che hai nella testa e che vuoi realizzare. Sinceramente non ci vedo nulla di strano - o di male - in questo. Credo però che copiare il lavoro altrui sia sleale e scorretto, soprattutto perché molte volte si lavora duramente per ottenere un risultato e quindi bisogna avere rispetto. Tuttavia, devo essere sincero, anche io ho fatto la mia parte, osservando qualche blog o sito per trovare la giusta ispirazione e iniziare a costruire la mia idea: dopotutto lo spunto lo prendi sempre da chi è più bravo di te. Non è così, forse?

Mangiate Pane e Bugie, di Dario Bressanini



Ho letto questo splendido libro, ponendolo poi sulla mia scrivania, convinto di doverlo rileggere ancora - all'esigenza. Quello che fa riflettere - e tanto - è il modo di comunicare di giornalisti o di presunti esperti, di organizzazioni varie o addirittura di scienziati e riviste scientifiche che pubblicano articoli “poco chiari” su ricerche commissionate magari dalle stesse industrie produttrici. Insomma, una informazione in materia di agroalimentare assolutamente bugiarda, in moltissimi casi. Oltre i luoghi comuni, oltre quello che sappiamo - giusto o sbagliato che sia -, il libro è anche un viaggio culturale, verso la conoscenza profonda dell'agroalimentare.

Quando l'agricoltura di un certo posto muore

Ho molti amici che “campano” di agricoltura nel territorio del Matese. Campano appunto, non vivono di agricoltura, come dovrebbero. Non si può certo discutere sul paesaggio di questo luogo - delle maestose cime fra cui il monte Miletto, la Gallinola, il Mutria e il monte Janara - ma della sua morte si, vi piaccia o meno è questo quello che penso, vi piaccia o meno è questa la cruda e nuda verità. 

Com'era l'olivagione 70 anni fa? Nonna Carmelina me lo ha raccontato

Voglio riproporre – a chi mi segue – questa piccola memoria del nostro territorio, una piccola ricchezza da conoscere ed apprezzare.  Siamo nell’epoca in cui si iniziava a suggerire la raccolta delle olive a mano e non con l’ausilio di canne, che oltre a danneggiare il frutto danneggiavano anche i rami che dovevano fruttificare l’anno successivo. E' il racconto della mia nonna, l'affascinante ricordo dell'olivagione di quando era giovane, aveva 15 anni. Appena 15 anni e già tanta responsabilità, caricata di tanto lavoro e di senso della famiglia. Brividi, se penso a quello che sono oggi la generazione dei quindicenni.

Chi raccoglie le olive? Già, in Italia non c’è lavoro



È da qualche anno che me lo chiedo, è sempre più difficile trovare persone disposte ad operare questa pratica. Perché, perché non si trovano più persone per raccogliere le olive? Perché nessuno più lo vuole fare? Cosa c'è di così ostico? Eppure sarebbe abbastanza remunerativo economicamente, si parla di 50 euro netti al giorno per ogni operatore. Giovani che potrebbero creare una cooperativa per occuparsi non solo della raccolta del frutto ma anche della potatura, dei trattamenti fitosanitari e di tutte le altre operazioni colturali, non se ne vedono all’orizzonte. Già, in Italia non c’è lavoro.

C’è anche un altro aspetto che mi viene in mente. Per la raccolta delle olive, almeno nel passato del nostro territorio, gli addetti erano in maggioranza donne e queste ricevevano grana 15 o l’equivalente in olio, ridotto alla metà se erano provvisti del pasto quotidiano. Gli uomini erano pagati con grana 20 il giorno. Sarà questo il motivo? Sono venute a mancare le donne?

La prudenza non è mai troppa, ho portato il Koinè in vacanza

Si, bisogna essere prudenti, anche se potrebbe sembrare una "esagerazione", vi dico che non lo è affatto. Vi è anche una questione di principio, ho deciso - per quanto possibile - di consumare solo extra vergine di qualità e privo di difetti. Oltretutto in famiglia siamo abituati all'extra vergine amaro e piccante, privo di difetti organolettici e con buona intensità di fruttato di oliva verde. Perciò, se troviamo olio difettato non riusciamo a consumarlo e quindi, non ci resta che portarlo direttamente da casa. C'è dell'olio che puzza, come si condisce una insalata con olio che puzza? E ancora peggio, come si utilizza olio "morto" in una pappa per il bimbo? Nel ristorante dell'hotel dove sono in vacanza con la famiglia porto al tavolo l'olio Koinè, senza problemi. E non immaginate nemmeno quanto è difficile trovare dell'olio di qualità nei supermercati, esperienza fatta. Quindi io con l'olio, quando posso, sono prudente, lo porto da casa.

Una guerra. Forti contro deboli



Hai voglia di fare corsi di formazione e cultura di prodotto, qui più si va avanti e più ci si rende conto che si sbatte contro un muro di gomma restando sempre immobili allo stesso posto. Fermi. Quando si frequentano posti come villaggi turistici per esempio, visitati da centinaia di persone - anche di diverse nazionalità, ci si imbatte pure in scene rattristanti. I bambini per esempio.

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