Olio monovarietale: gli elementi fondamentali per stare in regola con l’etichetta



Ho approfondito, con l’ausilio della rete, questo sottile aspetto legato alla etichettatura degli oli monovarietali perché ritengo che sia molto importante per le aziende. Innanzitutto è fondamentale sottolineare che la dicitura “monovarietale di…” non è obbligatoria ma facoltativa e, come tale, deve essere supportata da tutta la documentazione giustificativa per dimostrarne la veridicità. Altro dato importante è che si possono indicare solo le varietà registrate al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

Tappo anti rabocco: On. Mongiello, esta polemica non vuole finire

E' assolutamente incredibile, l'Italia ha sempre da discutere. L'Unione Europea ha dato la possibilità ai singoli Stati di deliberare in materia di tappo antirabbocco, la Spagna - dalla quale dobbiamo imparare - lo ha introdotto già da mesi e noi abbiamo la FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) che non è d’accordo.

Colline del Matese, extra vergine da tanta esperienza

Persone semplici, com’è l’olivicoltura. E’ l’extravergine di qualità venuto da sogno di venti persone, piccoli produttori che da generazioni si dedicano alla tradizionale coltivazione dell'olivo, che nell’anno 2000 costituiscono la Cooperativa Colline del Matese. Sorge nell'area pedemontana sud-occidentale del Matese, storicamente e tradizionalmente legata alla pastorizia e alla lavorazione dei suoi prodotti, dove le coltivazioni olivicole si sviluppano in una fascia di media collina.

Politica agricola comune 2014-2020, raggiunta intesa con le Regioni

Comunicato Stampa Mipaaf: Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che il Ministro Maurizio Martina ha incontrato oggi gli Assessori all'Agricoltura delle Regioni italiane, per definire l'attuazione nel nostro Paese della Politica agricola comune 2014-2020, che vale 52 miliardi di euro. 

Ognuno di noi ha un senso, sviluppiamolo. L'importanza dell'analisi sensoriale

Per l’assaggiatore è lo strumento con il quale, insieme ad un gruppo di persone (giudici) opportunamente selezionate e addestrate all’uso dei propri sensi e dei metodi sensoriali, valuta accuratamente la qualità organolettica di un olio. Responsabile del Panel, con adeguata formazione scientifica e ottime capacità organizzative, è il panel leader che ha il compito di selezionare e addestrare i giudici oltre a pianificare e sviluppare i risultati delle sessioni di assaggio.

Nuovo corso d'assaggio Olio EVO a Portici: al via le iscrizioni

Asso.Frant.O.I. e Sportello Olio organizzano un corso per la determinazione dell'idoneità fisiologica all'assaggio degli oli d'oliva secondo quanto previsto dal dm 1334 del 28/02/2012. Il corso si svolgerà presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, via Università 100, Portici (NA) nei giorni 3, 4, 5, 9, 10, 11 Giugno 2014.
Data la disponibilità di posti limitata, saranno accolte le prime 25 richieste di partecipazione. Il costo del corso è 100 euro. Chi è in lista d'attesa dal precedente corso avrà priorità rispetto agli altri.
Le modalità di pagamento saranno comunicate tramite mail di conferma.
Il modulo di partecipazione è scaricabile qui e va inviato all'indirizzo orazio.corbo@assofrantoi.com.
Il programma del corso è scaricabile qui.

Panel Leader del corso è la  dott.ssa Maria Luisa Ambrosino

Fonte: assofrantoi

Tutti uguali e diversi



E’ tutto extra vergine. Ma come potremmo differenziare l’extravergine di alta qualità? Con quale nuova categoria commerciale? Se quello di bassa qualità si chiama extra vergine, come possiamo chiamare quello di alta qualità per differenziarlo? Ne ho parlato qualche giorno fa in questo articolo, sostenendo che per il consumatore l’olio extravergine è tutto uguale. E’ tutto extravergine.

I consumatori di oggi, gli adulti, si deliziano con la margarina, col burro e quando va bene con oli di oliva di bassa qualità. L'assenza delle scuole.

Il mio è un amaro grazie, alle scuole – elementari, materne, medie e superiori – che non hanno voluto partecipare alla prima edizione del Buonolio Salus Festival. Questo articolo è rivolto a loro, a chi ha dimostrato di non avere interesse nella formazione dei propri alunni e all’educazione alimentare. Ne abbiamo invitate tante, ma purtroppo solo tre scuole hanno aderito e partecipato all’evento, le altre nemmeno ci hanno risposto all’invito. Non volevamo fare numero, anzi, ci siamo preoccupati di essere troppi sabato 29 Marzo 2014 alla Tour D’Argent, in compagnia dell’Istituto Tecnico Agrario di Piedimonte Matese, dell’Istituto Alberghiero di Piedimonte Matese e dell’Istituto Alberghiero di Castelvenere a cui va un plauso per l’interesse e per gli interventi dei ragazzi che hanno preparato ottime presentazioni. Bellissima mattinata. Volevamo coinvolgere i più piccoli, educarli all’assaggio dell’olio, all’amaro e piccante, al fruttato.

Qualità, quando conta il giusto grado di maturazione




Le caratteristiche dell’olio prodotto variano a seconda della gestione dell’oliveto e, soprattutto, con la fondamentale operazione della raccolta. Complesse, così si possono definire, le tecniche agronomiche che normalmente vengono praticate nell’oliveto e che interagiscono con il processo di maturazione delle olive. Non è solo la varietà dell’olivo quindi, a modificare i principali componenti di qualità, ma anche la scelta dell’epoca di raccolta, il microclima e l’andamento climatico e la natura del terreno. L’olio, contenuto nei vacuoli, è preservato dalle pareti cellulari a loro volta costituite da sostanze pectiche che - sostanzialmente - hanno la funzione di mantenere compatto il tessuto e rappresentano quindi il materiale cementante delle cellule vegetali. Altrimenti, dal contatto con i complessi enzimatici responsabili dei processi endogeni, si provocherebbero delle deteriorazioni di carattere ossidativo e idrolitico che andrebbero a modificare negativamente le componenti responsabili della qualità dell’olio.

La frittura è con l'extravergine

Alla faccia di chi – al Cibus di Parma, salone internazionale dell’alimentazione – va a presentare il nuovo look dell’olio di semi elogiandolo come “ideale per la frittura”. Uno studio condotto dal dipartimento di scienza degli alimenti della facoltà di agraria dell’Università di Napoli Federico II, ha evidenziato che le patatine fritte nell’olio extravergine di oliva non fanno male e sono più digeribili di quelle fritte con altri oli che però arrecano danni alle nostre arterie.  

Lo si legge in un articolo di Unaprol (consorzio olivicolo italiano). Lo studio ha accertato che le patatine, se fritte con l’olio extravergine di oliva si arricchiscono di sostanze antiossidanti che combattono l’invecchiamento, ed inoltre è stato dimostrato che dopo una frittura di 7-8 minuti alla temperatura di 180/200 °C – da ogni 100 grammi di patatine fritte con extravergine è stato possibile estrarre e dosare tra i 3 e gli 8 mg. di sostanze fenoliche antiossidanti.

“L’olio extra vergine di qualità - afferma il presidente  Massimo Gargano - resiste alle elevate temperature meglio di altri oli alimentari per il basso contenuto di componenti polinsaturi e per la presenza di antiossidanti, anche dopo diverse ore di frittura continua”. Questo è possibile perché durante la frittura l’olio extra vergine rilascia parte degli antiossidanti più idrosolubili (idrossitirosolo), arricchendo i cibi fritti di questi benefici componenti naturali. “Peccato – conclude Massimo Gargano – che di patate, fritte con l’olio extra vergine di oliva, ve ne siano ancora così poche in commercio”.

La salvezza dell'olivicoltura è la Lira?

E’ una foto che mi ha fornito un amico produttore, dicendomi che è inutile fare cultura e corretta informazione se si trovano in giro extravergini a questi prezzi. Era meglio quando c’erano le Lire.

Davanti a questo si resta quasi senza parole, senza un lume di speranza da poter dare all’amico produttore. Al di la della qualità, non siamo competitivi. E’ vero. L’olivicoltura di qualità non può competere, non riesce a produrre – aimè – un olio a 2,49 euro. Qualcuno ci aiuti mi verrebbe da dire, ma in che modo si può intervenire per risolvere questa difficoltà, con la corretta informazione? Con la cultura di prodotto? Ne sono certo, ma evidentemente non basta. Resta il fatto che è disarmante per un produttore vedere una bottiglia di olio extravergine a 2,49 euro, ed è normale che inizia a non crederci più.

La mia domanda, a questo punto è: quanto c’entra l’Euro in tutto questo?
Era davvero meglio quando c’era la Lira?

La Tonda del Matese è viva, ed è peculiare


E’ la varietà di olive autoctona del territorio, il Matese.

La pianta presenta una vigoria medio-elevata ed ha portamento tendenzialmente assurgente ma con numerosi rami fruttiferi penduli. La foglia è di piccole dimensioni, si inserisce sul ramo con angolo quasi retto e si presenta di forma ellittico-lanceolata con curvatura piana e superficie piatta. L’angolo apicale è piuttosto aperto mentre l’angolo basale è acuto; il colore della pagina superiore è verde grigio mentre quello della pagina inferiore è grigio-verde; la lunghezza è pari a circa mm 49, mentre la larghezza è pari a circa mm 12.

Quanto fanno girare i santissimi, quelli che si raccomandano che l'olio non "pizzichi alla gola". La rabbia di un lettore.

Mio padre ha qualche decina di alberi d'olivo; io e lui facciamo la raccolta; un po' di olio lo vendiamo; quanto fanno girare i santissimi, quelli che si raccomandano che l'olio non "pizzichi alla gola"; il nostro consiglio è: "compratevi la m….a sottocosto al supermercato".

E’ l’indignazione di Francesco Protopapa emersa a seguito del mio articolo L’extravergine non è tutto uguale - ricondiviso da Olio Calandrone su Google+ - e che trova piena condivisione da parte mia e credo da tutto il mondo dell’agricoltura di qualità che stenta a vivere.

L'extravergine non è tutto uguale



Eppure è uno dei prodotti più antichi del mondo. Ma allora, perché non si capisce? Perché si banalizza così tanto?

Perché c’è troppa confusione e il consumatore non comprende affatto le proprietà salutistiche e benefiche dell’olio. E’ tutto extravergine, uguale. C’è chi sostiene addirittura di dover modificare la categoria in “super extravergine” per differenziare l’olio di bassa qualità con quello di alta qualità. Si, perché è vero, pur essendo tutti extravergini la qualità cambia, e anche tanto. E’ sostanziale. Non basta leggere extravergine sulla bottiglia per dire che quel prodotto è di qualità e fa bene alla salute, tutto dipende dalla composizione chimica dell’olio e dal contenuto in composti fenolici bioattivi. 

La classe commerciale quindi ci dice poco, bisognerebbe indicare in etichetta almeno il tenore in acido oleico (che deve essere alto, almeno 70%) e la concentrazione in composti fenolici (biofenoli e α-tocoferolo). A differenza del vino – per esempio – l’olio extravergine non si è evoluto, il consumatore non è consapevole di ciò che acquista e non è consapevole che l’extravergine di alta qualità rappresenta un vero e proprio investimento per la propria salute. Perciò davanti allo scaffale – ovviamente – si sceglie l’extravergine che costa di meno. E’ un problema culturale e di mancanza di informazione e formazione, tanti - per esempio - attribuiscono l’amaro ed il piccante ad un difetto dell'olio e non ad un pregio, perché non sanno che c’è una stretta correlazione fra le caratteristiche di qualità prima citate e le note di amaro e piccante.

Avete soluzioni?

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